Un’altra settimana è già trascorsa, e si può proprio dire che il tempo è volato! Nel weekend precedente ho avuto la fortuna di visitare la Città Proibita: la residenza dell’imperatore e della sua corte sotto la dinastia Ming e Qing. Costruita nel 1420, è stata il centro del potere politico ed economico per oltre 500 anni. Imponenti edifici in stile tradizionale cinese, perfettamente preservati fino ai giorni nostri, svettano all’orizzonte, in contrasto con il cemento circostante. Un fantastico esempio della modernizzazione di Pechino, che ha tuttavia lasciato un piccolo pezzo del passato a ricordo dei fasti dell’Impero Cinese.
Nel visitare questa gigantesca residenza, si ha davvero l’impressione di tornare indietro nel tempo: immensi cortili si alternano alle residenze dei funzionari imperiali, ai templi splendidamente decorati, alle sale per i concili di guerra, passando per i luoghi dove l’imperatore doveva cambiarsi i vestiti. Inoltre, nella città proibita alloggiavano tutte le mogli e concubine dell’imperatore; poiché non vi era limite al numero di mogli che questi poteva avere(!), si può intuire come mai la Città Proibita sia così grande.
Vale sicuramente la pena trascorrere almeno una giornata in questo intricato complesso di arte cinese, ma consiglio vivamente di non visitarla da soli. In compagnia si riesce ad apprezzare meglio tutto ciò che è racchiuso dentro questa città; e senza ombra di dubbio, i Cinesi hanno fatto proprio questo modo di pensare, considerando il vasto numero di visitatori che girovagano per una città che è proibita! Fu chiamata così poiché vi si poteva accedere solo se si faceva parte della famiglia imperiale o previo invito dell’imperatore.
Abbandonati a malincuore i templi e le residenze decorate di giada, un’altra città proibita la ho trovata nell’ufficio dove ho cominciato a lavorare lunedì presso un’azienda multinazionale che realizza siti web. Curiosamente, proprio l’ufficio del General Manager ha questo nome! Ed infatti non vi ho ancora messo piede. I miei colleghi provengono da tutto il mondo: si spazia dagli Stati Uniti all’Australia, tuttavia la maggior parte sono cinesi, poichè secondo le leggi locali un’azienda deve avere un certo numero di lavoratori di nazionalità cinese per ogni straniero. L’ufficio si trova al terzo piano di un modernissimo grattacielo nel quartiere delle ambasciate , dove centri commerciali e grattacieli svettano con i loro oltre 40 piani. Fin’ora mi sono ambientato bene ed ho trovato colleghi davvero gentili: il lavoro assegnatomi è stato piuttosto stimolante e mi ha già permesso di applicare le mie conoscenze informatiche.
Oltretutto, in questo quartiere vi trovano luogo una miriade di piccoli ristoranti dal prezzo decisamente abbordabile. Il cibo cinese può tranquillamente rivaleggiare con quello italiano, ma spesso e volentieri ci si scontra con cibi decisamente piccanti a cui non si è abituati. Tuttavia, una volta riusciti a padroneggiare le bacchette (impresa tutt’altro che facile: un’altra delle continue sfida per chiunque si voglia avventurare in questo affascinante paese), si possono gustare certe prelibatezze…! La difficoltà sta solo nel scovarle in menù completamente in cinese.
Inoltre, come occidentale a Pechino inizialmente si ha una strana sensazione: in metropolitana o in giro per le strada si viene spesso “scrutati”, ma se si guarda a propria volta il curioso osservatore, questi distoglie sempre lo sguardo; durante una cena con gli altri stagisti di CRCC Asia è persino capitato che dei cinesi ci facessero delle foto! Insomma, una popolo decisamente curioso!
Per concludere, un altro posto decisamente interessante è stato “ The Place”: visto solo di sfuggita con i miei colleghi di lavoro, si tratta di un mega maxi-schermo dove si possono proiettare le proprie dediche o foto per una modica cifra. Ci sarebbero molte altre cose da raccontare, ma certe esperienze di questa mia esperienza a Pechino sono semplicemente indescrivibili.
Al prossimo blog, 再见!贾德乐 丹尼尔
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