Wednesday, September 2, 2015

ARRIVEDERCI CINA!

Ed eccomi al mio ultimo post. Sono ormai passati alcuni giorni da quando sono tornata in terra italiana dopo il mio mese di stage a Shenzhen. E’ una strana sensazione. Mi mancavano il mio piccolo paese di provincia, la solita routine quotidiana a cui ero abituata da anni, la famiglia e gli amici . E da un certo punto di vista sono sollevata di aver lasciato quel caldo umido e sfiancante, quel genere di temperature che poi torni in Italia e ti riprometti che mai più ti lamenterai dell’afa estiva, della nebbia padana autunnale o del freddo invernale perché tutto è meglio di quello. Di quel caldo che sai che anche se stai in casa a cercare di renderti presentabile per il lavoro o per uscire, dopo qualche settimana capisci che chissenefrega, tanto metti un piede fuori casa che i capelli ti si increspano e sei fradicia di sudore. Però poi in ufficio ti serve il cappotto per reggere i 15° di media perenni dell’aria condizionata.

Lascio una vita da pendolare, fatta di metro intasate che tu entri e  ti viene subito voglia di gettarti fuori dalla porta, ma il pensiero se ne va anche perché più di un mignolo non riesci a muoverlo. Scendi sollevata di riuscire finalmente a muoverti di nuovo e ti ricordi mestamente che per arrivare a lavoro ti aspettano altri 20 minuti di autobus. E se la metro sembra una sfida, non è niente in confronto a questo. Praticamente Shenzhen ha una cosa come 100 linee di autobus tutte diverse che sfrecciano nel traffico, strombazzando incuranti delle altre vetture incolonnate come loro nel traffico. E invece tu sei lì che aspetti alla fermata e ormai ti stai liquefacendo sotto il sole cocente, una degli sfortunati prescelti all’incubo del bus vagante. E ti rendi conto che non capisci una mazza (la traduzione delle fermate in inglese non è concepita nei bus cinesi, tutte le indicazioni vengono segnalate rigorosamente in caratteri) e cominci a rimpiangere lo stipamento della metro. E lascio il caos della grande metropoli: un misto di gente ovunque, brusio assordante (perché i cinesi quando comunicano non parlano, urlano) e strombazzamenti di auto. Neanche Venezia in estate mi ha mai messo tutto quel disagio in corpo. Che poi tu pensi che chissà quanta gente conoscerai con 15 milioni di persone, ma poi provi a chiedere un’informazione in inglese e questi ti guardano come se stessi parlando in swahili..

Insomma, di stranezze ne ho viste parecchie in Cina.

Ma non dimenticherò la gentilezza di questo popolo: perché davvero, ti basta stare fermo con una cartina in mano per farti raggiungere da 10-15 cinesi in vena di aiutarti a ritrovare la strada perduta (anche se non comprendono una parola di quello che dici). Non dimenticherò il cibo, che era buonissimo e non costava niente; il verde e la pace delle montagne che circondavano la frenesia cittadina; lo shopping pazzo fatto con le amiche dimenticandosi dei kg contati della valigia. E soprattutto le persone meravigliose conosciute in questo viaggio magico, che non dimenticherò mai e che rimarrà sempre nella mia mente come il viaggio della vita.

 

Bye-bye Cina, speriamo di rivederci presto!

Uderzo natura

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