Wednesday, August 26, 2015

Supercalifragilistichespiralicina. Gli accessi alle dimensioni parallele

Due mesi. Due mesi di Cina.

Due mesi difficili, pieni di intoppi, problemucci, qualche sfiga e tanti, tanti nuovi capelli bianchi. Ma la Cina è anche questo. E sarebbe un grave errore prendere questo periodo difficile come un qualcosa di negativo. Anzi. La Cina è stata la migliore scuola di “problem solving” che potessi fare. Questo paese, questa città, con tutte le sue differenze culturali e di stile di vita, mette veramente alla prova.
Ma regala anche scene indimenticabili e situazioni al limite del surreale. Non è solo un posto diverso, con differenti costumi. È piuttosto un luogo “lontano”. Lontano dal nostro modo di pensare, di vivere le cose, di vedere il mondo. Un luogo lontano da ciò che pensiamo di conoscere. E tra le cose ce regala, ci sono alcune chicche che rimangono tatuate nei ricordi di viaggio.

Ad esempio come non narrare del complesso atteggiamento comportamentale del tassista shanghaiano, degno di studi antropologici. Il taxi è uno dei mezzi di locomozione prediletti dall’abitante del loco, ivi compreso l’expat. Fermarne uno non è sempre semplice: talvolta, anche se ha la luce verde accesa, non si ferma. Semplicemente non gli va!
Se si ferma, prima di salire bisogna verificare che il tassista conosca l’indirizzo, rigorosamente in caratteri cinesi. In effetti a Shanghai c’è un sistema intelligente di doppio nome delle strade, in cinese e in inglese. Esiste un complesso rituale comportamentale fatto di canoni e parti ben distinte: l’expat – che non sa una parola di cinese nonostante tenti di bofonchiare suoni incomprensibili – si insinua circospetto nel taxi, passando dal finestrino anteriore o aprendo la portiera. Occhioni da cerbiatta impaurita e pieni di suspense, porge al tassinaro un biglietto da visita o lo schermo del cellulare con l’indirizzo cinese (al quale di solito è allegata una piccola mappa disegnata). L’autista, guardando l’interlocutore con stizza, esegue, nell’ordine, le seguenti operazioni: prendesi biglietto/cellulare – col  fare “dammi qua che tu non ci capisci una fava” – allontanarsi dalla faccia con gesto plateale, strizzarsi gli occhi come chiaro segno di padronanza suprema della diottria, riavvicinarsi biglietto/cellulare agli occhi per palesi problemi di lettura, interpretarsi, interrogarsi nell’intimo.
Se fa cenno col capo tipo “l’uomo del monte ha detto sì”, significa che conosce – a spanne – la destinazione. Se no inizia a scuotere il capo, ad alzare le mani facendo quello che in Italia è il gesto per il ciao (che qui significa no/non lo so/non ne ho/) e ti caccia letteralmente via. Potrebbe usare un navigatore satellitare – ci si potrebbe chiedere -. …e ce lo si continua a chiedere, perché sì, ce l’ha di fianco, ma non lo usa! Il motivo rimane un arcano mistero che solo i posteri sapranno dipanare.
Ma in effetti, chapeau per la memoria. Perché conoscere tutte o quasi le strade di una città di 22/25 milioni abitanti (a seconda delle cerchie), non è cosa da poco. Se ti ha accettato, entri in una dimensione parallela. Il Taxi ha una forma esterna piuttosto tendente al brutto. È una Volkswagen Santana (un’auto tedesca, in Cina, con un nome messicano!), ma sembra una Fiat Duna degli ’80 alla quale hanno smussato gli angoli. Ne esistono di diversi colori: dal bluette cielo che qui non vedrai mai, al verdino bambino posseduto. Dentro si apre uno scenario bizzarro: l’autista sta in un bozzolo di plexiglass che lo dovrebbe proteggere …ma è aperto! L’accomodamento è spartano, ma dietro al sedile del passeggero anteriore, c’è integrato nel poggia testa un futuristico schermo touch screen, dal quale provengono pubblicità di prodotti francamente opinabili, spot di programmi tv e avvisi vari. Si può anche ricaricare il cellulare con la presa USB o scaricare app con il QR-code (una sorta di codice da scannerizzare). Questa alta tecnologia cozza però con tutto il resto. E rappresenta appieno la Cina. Come mero esempio ci sono le cinture di sicurezza, ma non c’è l’aggancio per fissarle..
riva Taxi
Si possono ascoltare tre tipi di suoni in un taxi: monologo in radio (e per quanto affascinante, la lingua del dragone è invero poco sexy), radio (con melodie per noi difficili da apprezzare) e suoni. Suoni del tipo voci semimetalliche che ripetono all’infinito la stessa frase. Oppure fischi elettronici come quelli dei vecchi modem 56 k, che entrano nel cervello, distruggono un paio di sinapsi qua e là e inducono alla strage di massa.
La cosa curiosa è che si possono spegnere (cosa scoperta invitando “cortesemente” a gesti il malcapitato tassinaro a eliminarne la fonte) ..ma loro li tengono accesi per le mezz’ore. Il tratto somatico dell’autista può essere disparato: da Jack quattro dita a Jimmy lo sfregiato, sino al simil-seminarista, secco secco e occhialuto con giacca nera e guanto bianco in modalità giorno di ordinaria follia, dal quale ti aspetti che estragga una calibro 9 con silenziatore.

Sebbene da un lato la Cina sia composta da persone oneste e il furto sia considerato aberrante, c’è però una diversa percezione per la fregatura allo straniero. Per cui i tassisti tendono a fare pagare il prezzo pieno anche se sbagliano strada (il che, andando a memoria, accade sovente) e spesso ti mollano non nel posto che avevi indicato, ma in un punto vicino dove sanno che c’è più gente e devono fare meno strada per trovare un altro cliente.
Divertente e frustrante allo stesso momento, è discutere in inglese con un cinese che non lo parla, quando ci si accorge della fregatura. Personalmente finisco per parlargli in italiano chiamandolo Giuseppe (tanto non capisce uguale e io mi sento appagato da una ritrovata padronanza dello slang).
Ultimo meraviglioso dettaglio in questo dipinto del taxi shanghaiano è la guida: a singhiozzo. Sembra di stare in barca. In generale poi, qui non si è ancora scoperto il valore aggiunto di scalare la marcia. Quindi si sente spesso il motore che arranca con una voce baritonale e scongiura per una seconda. Ma il tassista è crudele e non lo accontenta.
L’unica alternativa è la guida spericolata, non di rado praticata. In ogni caso, tendenzialmente, tassisti come autisti in genere e motocicli hanno un’interpretazione tutta loro del Codice della Strada e spesso vanno contromano, passano col rosso, attraversano sulle strisce (sì, anche in macchina può capitare). Poi c’è il clacson, che viene usato un po’ come il “pota” in bergamasco: un ritmico intercalare. Si suona per tutto e a chiunque. C’è anche il clacson preventivo: io ti suono, così, just in case. É un concerto che non smette mai.
Elemento trasversale che accomuna i tassisti al resto della popolazione è la presenza della bi-unghia! In pratica si fanno crescere a dismisura l’unghia del pollice e quella del mignolo della mano destra. I pionieri dell’alto dandismo lo fanno anche sulla sinistra. …ma non vogliamo immaginare l’uso che facciano di codesto utensile biologico, anche se il colore non lascia spazio a molte ipotesi.

É una caratteristica che si vede un po’ dappertutto e – cosa curiosa – talvolta anche sulle donne. In effetti ci sono in giro donne cinesi bellissime. Ma la poesia scende quando inizia il festival del catarro, o le si sente “digerire” in modalità podio nella gara di rutti del pub. Cosa che dovrebbe essere un orgoglio di emancipazione, poiché le accomuna ai ben più cavallereschi uomini, che si impegnano invece in ben più complessi virtuosismi di igiene fai da te. Spesso li si può notare in metro – bacino inesauribile di situazioni e personaggi paranormali – nella famosa “World Scaccolment Championship”, prestigiosa competizione geologica per la ricerca di pepite. Talvolta, in un fantasioso esercizio di immaginazione multi-culturale, mi viene da affidare loro nomi pellerossa che rispecchino le loro caratteristiche. Come Raggio di Scaracchio, Toro Sudato o Psoriasi Nascente. Dobbiamo però essere onesti e ammettere che in fondo le stesse caratteristiche sono riscontrabili anche da noi. Forse in alcuni casi anche peggio.

E per finire in bellezza, voglio condividere un importante segreto che ho scoperto: quando in metro si deve passare per la barriera del metal detector e c’è lo sceriffo che decide chi deve far passare cosa, se non lo si guarda, si passa senza dover mettere nulla sui rulli dello scaner. Insomma è un po’ come per i Tirannosauri di Jurassic Park, che se stai fermo non ti vedono!

La cosa che invece lascia stupiti in metro è vedere che nessuno cede il posto agli anziani e anzi la gente quasi si ammazza per sedersi prima di un altro. E gli anziani invece sono dignitosissimi, anche quando stanno seduti di fianco ai cestini della spazzatura per raccogliere e differenziare giornali o bottiglie di plastiche e aspettano che i passanti diano loro i propri rifiuti al posto che metterli nel cestino. E quando lo fai ti fanno un sorrisone a due denti che ti stringe il cuore.
Anche questi sono i contrasti della Cina. Che magari ci aiutano anche a capire meglio i nostri di limiti e le nostre di caratteristiche. In fondo noi veniamo di qui e iniziamo già a giudicarli con un po’ di tracotanza, ma in realtà siamo ospiti in una terra con una storia ben più lunga della nostra. Sì certo, ci sono molte differenze oggi e spesso ci piace ridicolizzare molti loro aspetti, ma è anche bello non prendersi troppo sul serio e saper ridicolizzare anche i nostri. ..in effetti qui si vedono anche molti western che portano seco in volto le stigmati del loro destino: sono geneticamente predisposti alla fregatura. Quindi posso anche capire il tassista …che magari pensa la stessa cosa di me!

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