Wednesday, August 5, 2015

Tropical Shanghai. Quella piacevole combinazione tra deserto e sauna.

Il luglio sanghanese (si dirà così?!) sta per volgere al termine e col cambio del mese cambia il clima. Quelle torbide nubi tra il velenoso e il grigio-azzurro, che facevano da coperta alla città, lasciano spazio al sole. Sahariano.

Dopo i fasti da pensione della domenica, il lunedì si presenta lucente quando tiri le tende appena sveglio. Il dramma arriva all’uscita di casa: un ceffone di calore da fonderia industriale ti schiaffeggia il viso, mentre una coperta di umidità ha già fatto aderire le tue vesti al tuo indifeso corpo.

Giacca e cravatta non aiutano per niente.

Cinque minuti di strada verso la metro e già iniziano le allucinazioni visive. L’ombra è là, all’imbocco del tunnel. Luogo di freschezza sibillina.

Le ventate artiche, in combinazione con la sauna che sta avvenendo sotto la tua giacca, non possono che portare ad un risultato: mal di gola.

Così la settimana scorre, con la voce di E.T. dopo una cura di sigari cubani e urla ai concerti degli Slipknot.

Sono i piccoli dettagli che ora la fanno da padrona nel catturare l’attenzione. Le cose eclatanti sono sempre lì, a infastidirti e affascinarti ogni giorno. Ma i particolari si fanno apprezzare allo stesso modo: come il fatto che le fanciulle qui portino tutte la zeppa. Zeppa di almeno un numero in meno. Non si capisce bene il perché! E se col tacco, hanno il mignolino che esce dal plateau. Ora, se l’uomo è in grado di conoscere gli istanti appena prima del Big-Bang e di mandare le sonde su Marte, com’è possibile che non si sia ancora trovata una soluzione a questa piaga!?

Altri particolari interessanti si nascondono nelle abitudini di trasferimento degli avventori della metro. Costoro investono il loro tempo a guardare, chini sul cellulare, fantasiose soap opera (ovviamente cinesi) in cui i protagonisti si continuano a baciare. Sempre! Invero sono le donzelle a preferire siffatto target culturale. I gentiluomini prediligono giocare animatamente a qualche coloratissimo picchia tutto.

In generale qui si usa molto il “piede pubblico”. Ossia il piede – in qualsiasi gradazione d’igiene – distrattamente lasciato libero dalle infradito o da opinabili sandaletti. Anche quando piove. E infatti il premio intelligenza è andato a coloro – non pochi – che col temporale giravano con sandalo moda-mare Gandhi ’43 e calzino crucco old-style.

Il sandalo è talmente prediletto, che anche negli uffici talvolta si possono “ammirare” esemplari di impiegato con camicia a maniche corte e taschino, pantalone classico tenuto ad altezza sotto-capezzolare e sandalo sportivo multi color modello tracking. Che “anche no” ragazzi!

La settimana passa tra queste perle visive e continui sbalzi climatici tra tropici e poli e giunge finalmente un agognato fine settimana.

Ritagliandomi un po’ di tempo per me stesso, dopo aver adempiuto ai miei doveri di cenerentola casalinga, fra bucato e pila di piatti abbandonati da una settimana, mi dirigo a vedere la città vecchia di Shanghai: Quibao.

Una zona pittoresca, composta ancora da case tipiche proiettate sui canali. Le viuzze gremite di turisti e gente del luogo sono affastellate di negozietti ricavati in ogni angolo. Non ho mai visto sfruttare lo spazio come fanno i cinesi: si possono trovare negozi gremiti di oggetti anche in corridoi o in sgabuzzini.

Il mio animo esplorativo mi induce ovviamente a lasciare il tracciato turistico per avventurarmi in cortili, stradine e pertugi della Cina meno convenzionale. E infatti, gira che giri, mi ritrovo in delle zone tanto affascinanti quanto poco raccomandabili, dove però ho un assaggio di cos’è la vera Cina. Baracche fatiscenti messe insieme alla bell’e meglio con qualsiasi materiale disponibile. Povertà, povertà estrema su ogni lato, tanto che i miei mocassini e l’occhiale da sole stridono molto nel contesto. Non certo la scelta di vestiario più adatta. E infatti prima di infastidire senza motivo, riprendo la strada per la zona battuta dal turista, piena di odori – non sempre gradevoli – e cose da mangiare – non sempre così invitanti -.

Il week end si conclude con la scoperta che si può fare serata in discoteca, col tavolo e lo champagne (o simil tale), completamente gratis.

Basta essere occidentali ed entrare prima delle 11. Cosa non così pesante visto che qui gli autoctoni fanno cena tra le 5.30 e le 6.30 di sera e quindi tutto parte prima. Così, l”avventore “western” accetta il meretricio della sua immagine/presenza nel locale per una serata a costo zero, mentre quello Chinese paga per tutti!

E mentre paga, passa metà della serata al suo tavolo, circondato da gradevoli esponenti del gentil-sesso …a giocare al cellulare.

Bravo Chan, tu si che ne sai.

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