Tuesday, July 21, 2015

La transumanza del cineuropeo da soma. Il lavoro nobilita l’uomo …rendendolo simile alla bestia.

Il lunedì è il giorno peggiore della settimana per ogni persona sana e senziente. Ad ogni latitudine.
Ma ogni tanto lo si può vivere con un po’ di aspettativa. Così, stanco da due settimane di corso senza domeniche di riposo, vengo accompagnato dallo staff di CRCC Asia al mio nuovo luogo di lavoro: un importante studio legale internazionale!
L’accoglienza è calorosa, nonostante venga guardato come un hippy al raduno dei veterani del Vietnam. In effetti lo studio è sì internazionale, ma cinese. E causa-effetto vuole ci siano solo cinesi. Lo studio occupa un piano intero di una grattacielo. Non poco. E non pochi sono i colleghi: giusto quei 150. E mi vengono presentati uno ad uno.
Mezza mattinata se ne va via così. Ovviamente senza ricordarsi un nome, uno. Questo anche se i nomi sono occidentalizzati: ogni cinese se ne sceglie uno. Solitamente americano. Quindi abbiamo i Kevin, i Douglas, i Fitzgerald, ma con cognomi come Lu, Shio e Yang. Ecco l’ideale sarebbe incontrare Neil Yang o Christopher Lì (questa la capiranno in pochi!).
La supervisor (impegnatissimo avvocato cinese) non c’è. I ragazzi non sanno che farmi fare, quindi si nicchia. Va bene così, l’avevo messo in conto che il primo giorno ci sarebbe voluto un po’ di rodaggio.
La sera, al rientro, ho il primo approccio con la metro lavorativa. Non una passeggiata di salute… ma la giornata mi ha reso troppo stanco per badarci. È il giorno dopo la prova del 9 con la metro.
In preda ad allucinazioni morfeiche, sbaglio direzione. Tac: scatta il ritardo, subito il primo giorno d’autonomia locomotiva. Complimentoni a me.
Orde di pendolari si ammassano all’entrata dei tornelli, per passare la sicurezza. Sì, qui ogni entrata della metro ha le guardie col metal detector per i bagagli. Un’agonia. E poi fanno passare tutti. Avessero mai fermato qualcuno! Il maledetto aggeggio che hanno in mano continua a trillare – cosa che di mattina induce all’assassinio -, ma fa niente. Avanti il prossimo. Ora sì che mi sento un pendolare molto più sicuro..
Fiumi di persone si intersecano fra scale, corridoi, passaggi. La calca. La bolgia. Il caldo tropicale – e in giacca e cravatta non è poca cosa – si alterna a zone di ibernamento polare, laddove i condizionatori sputano vento artico. Gola e reumi ringraziano sentitamente.
Il viaggio in carrozza è tipo carro bestiame. La differenza è che qui il bestiame spinge per entrare. Dicono non lo facciano con maleducazione. Sarà, ma anche da noi c’è ressa ogni tanto, ma non si vede gente che fa il “pogo” per entrare in metro, tipo concerto dei Limp Bizkit. Il bello comunque arriva una volta “zippati” nella carrozza, come file compressi.
Un florilegio di speziati olezzi orientali promana nell’aere, in assonanza con sonorità. C’è l’umore digestivo di Jordan, quello intestinale di Ronald, la fragranza illibata del piede nudo di Chuk e l’idillica armonia dell’ascella di Sasha. Qui e là fa capolino qualcuno a torso nudo. Qualcuno tira su col naso, mentre il compare prepara lo scaracchio con un rombo di catarro. La politica da queste parti è “meglio fuori che dentro”.
Tanta roba ragazzi!
A parte queste installazioni di arte visiv-olfattiv-percettiva post-contemporanea, la vita lavorativa è in effetti comune alla più parte del mondo. “Sveglia, caffè, barba e bidet, presto che perdo il tram”, cantava il migliore dei Fantozzi (che però il bidet ce l’aveva). È così è, dalle Americhe alle Asie. Si sta in ballo un’oretta per arrivare al lavoro, che dura otto ore, più una di pranzo. Si rientra spendendo un’altra oretta. Totale 11 ore. Se tengo conto che ne dormirei 12… tocca rivedere qualcosa.
Diciamo che urge idea per non fare nulla per il resto della vita. Si accettano proposte.
Ma fintanto che dura la mattanza lavorativa dell’uomo comune, traiamone l’adeguato insegnamento. La Cina in effetti offre grandi opportunità, di fare ed imparare. Ma anche di capire e di adattarsi. La parte difficile resta quella della pigiatura metropolitana e la parte incredibile è quella di vedere la fiumana di gente che si incontra, scontra, incrocia e lascia, senza rivedersi mai più. In una città da 22 milioni di abitanti, risulta difficile anche vedere più di una volta la stessa persona, sebbene sulla stessa tratta, sebbene alla stessa ora.
E per dare l’idea di come avviene la transumanza, basta ricordarsi quando da bambini si distruggevano i formicai. Ecco, le formiche che disordinatamente – ma organizzatissimamente – giravano all’impazzata velocissime, ognuna col suo scopo, danno un’immagine di ciò che avviene ogni mattina in quel di Shanghai.
Poi, come ogni settimana impegnativa che si rispetti, iddio ci regala il week end, che si apre con un meraviglioso venerdì “devasto”. Finiamo in una “festa fantasma”, ossia una festa dove si arriva solo per passaparola. Bisogna andare in taxi in un posto vicino all’aeroporto e cercare un “hole in the wall”! Trovato: si accede ad un condominio, il cui atrio è stato riadattato a locale clandestino. Musica decente, cocktail bevibili – cosa da apprezzare da queste parti – e, ovviamente, tanti italiani. I quali allignano alle feste come le muffe nella doccia. Ebbene: let’s fun!
Non rimane poi che affrontare un sabato di ripiglio e una domenica, finalmente, grandiosamente, superbamente, di assoluto riposo vegetativo…che è sempre cosa buona e giusta.
La giusta ricarica prima di riaffrontare l’arena e combattere per il proprio spazio vitale. Ma quando il gioco si fa duro…i duri sbagliano direzione della metro!

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