Monday, July 13, 2015

Shanghai – Pechino: andata e ritorno.

Si parte presto, di sabato mattina, destinazione Pechino!
Sabato impegnativo e nottata di valigie. Debiti di sonno e corsisti “zombificati” si aggirano in una stazione ferroviaria più grande di un aeroporto e piena di gente.
La seconda settimana del corso in Business and Finance si terrà infatti nella capitale. Le aspettative sono alte. C’è chi dice che Pechino non sia bella come Shanghai, chi il contrario. C’è anche lo spettro dell’inquinamento.
Le cinque ore di treno ad alta velocità passano, tra sonni scomposti, pasti precotti e paesaggi strani, ma molto cinesi. Si arriva. Ci vuole il consueto paio d’ore per raggiungere l’albergo. Ci dicono essere un complesso giapponese ed in effetti la grande sorpresa arriva in appartamento, dove ci attende un wc iper-teconologico, con asse riscaldata e spruzzi d’acqua regolabili. Fantastico!
La capitale è in effetti notevolmente diversa da Shanghai. Beijing sta a Roma come Shanghai sta a Milano. Ma per dare un’idea della diversità, Pechino da sola conta 22 milioni di persone. Cioè quanto tutta l’Australia. E la sua estensione territoriale è pari a quella di Israele. E infatti per attraversarla ci vogliono ore nello snervante traffico.
Pare incredibile come l’80% dei motorini sia elettrico, ma il 90% delle macchine sia a combustione e che chiunque preferisca usare la macchina. Questo comporta che tanto a Pechino, quanto a Shanghai, vi sia sempre la nebbia. Anche con il sole.
Ma quella nebbia è smog!
Di domenica si va a visitare la Città Proibita. Il primo impatto è strano: non mi piace. Poi via via che i casermoni diventano cortiletti e stradine, come in una cittadina, l’impressione diventa più gradevole. Fa impressione pensare che dal ‘600 gli imperatori hanno vissuto, isolati dal resto del mondo, in una gabbia dorata.
Con lunedì riprendono le lezioni e le presentazioni del corso. Si gira in pulmino e il gruppo è affiatato. Gli americani sono sempre i più scalmanati, anche di prima mattina, quando l’europeo medio, specie se italo-spagnolo, agogna un risveglio “step by step”.
Le interessanti presentazioni del Business and Finance Course si susseguono e sono molto utili per capire il mercato e la mentalità cinese. Durante la settimana si fa anche qualche visita aziendale, ad esempio alla Coca-Cola. Sono curioso di capire come pensino che l’acqua purificata (ossia distillata), sia al contempo ancora “minerale”!
Si visita anche la città di Tianjin, amena “cittadina” di 11 milioni di abitanti che se la vivono con ritmi molto partenopei. C’è anche un quartiere italiano costruito in stile europeo negli anni ’20. Particolarmente suggestivo.
Tornando a Pechino, c’è poi da vedere il mercato del “dirty street food”. Ossia quello del mangiare “tipico”. Con tre amici ci si ritaglia qualche ora di pausa tra una presentazione e l’altra e si scappa a cercare il mercatino. Nonostante uno di noi parli (abbastanza bene) cinese, è difficile avere informazioni dagli autoctoni, i quali, perlopiù, “non sa/non risponde”, come nei migliori questionari.
Però con un po’ di fortuna troviamo i nostri gourmet di strada, e si aprono le danze dell’assaggio, tra scorpioni, blatte, bacherozzi grandi come noci, cavallette e tanto altro. Sapide direi, ma con quel tocco di “ok, buono, ma posso tranquillamente vivere senza”.
L’ultimo giorno ce lo riserviamo per la Grande Muraglia. Affittiamo il pulmino del nostro personal driver della settimana, il quale ci scorta fuori città, fino alla meta. Nel tragitto si ferma in un villaggetto dai colori “sgargianti”: tra il grigio e il grigio topo, con sfumature di grigio balena. Ci invita, a modo suo, a prendere da mangiare qui.
La muraglia è costosa, ma affascinante. Turisticizzata come la migliore San Pietro e piena di baracchini gremiti di urlanti commercianti che vendono ogni sorta di paccottiglia.
Non ci sono prezzi, li fanno loro a simpatia (e a truffa). Prendo un tipico cappello cinese per ripararmi dal sole. Lo rivenderò al mio ritorno ad una divertita commerciante con la quale tratterò l’affare!
Si sale in seggiovia. Il lungo muro è certamente affascinante visto dal vivo. Un luogo particolare a pensarci. La cosa più inquietante è la nebbia, che persiste. Siamo a due ore di macchina da Pechino, ma lo smog è ancora nell’aria.
Si scende dalla Grande Muraglia con uno scivolo. Un’originale e divertente idea in effetti. E poi si riparte verso casa dove ci attendono le valigie da fare e l’ultima serata per stare tutti insieme. Infatti il gruppo si dividerà e solo in 9 torneremo a Shanghai. Peccato!
Il ritorno è stancante come l’andata, solo con una settimana in più sulle spalle ed entrambe senza domeniche per riposare. Su Shanghai nel frattempo imperversa un tifone e tutti sperano di avere il lunedì libero per riposarsi.
E mentre il paesaggio delle campagne coltivate passa, alternandosi ad anonime città di palazzoni inventati dal nulla, tutti probabilmente pensiamo a cosa ci aspetterà all’indomani, al primo giorno di lavoro. Ma ci consoliamo col fatto che c’è un primo giorno per tutti e un primo giorno per ogni cosa. E alla fine, comunque vada, quando nel futuro lo si rievocherà lo si farà sempre con un sorriso.

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