Friday, July 10, 2015

Le due facce della medaglia

Questi blog e quelli che seguiranno nelle prossime settimane risentiranno un po’ della routine settimanale del lavoro. Dal lunedì al venerdì è sempre la stessa melodia: un’ora di viaggio, 8 ore di lavoro, ritorno a casa e ricomincia un altro giorno.

Per fortuna, a dare un po’ di ritmo c’è la birretta serale in compagnia degli altri ragazzi e l’attesa del fine settimana per dare sfogo a tutto lo stress. Il week-end è turismo e divertimento, come se per due giorni ti scordassi del lavoro e ti sentissi come se fossi in vacanza a Pechino per tre mesi.

I miei fine settimana, però, non sono solo questo. Con l’ONG per cui lavoro, ogni domenica insegno inglese alle lavoratrici domestiche. L’insegnamento non è la mia passione, però farlo per qualcuno che ne ha davvero bisogno mi motiva a farlo con piacere e dedizione. Quarantenni e cinquantenni ogni domenica si recano in un piccolo scantinato ad imparare la lingua universale, l’inglese, ormai diventata indispensabile, anche in una nazione come la Cina che tende a difendersi dall’omologazione occidentale. Conoscere qualche parola di inglese è la loro unica speranza per riuscire ad ottenere uno stipendio più elevato. Imparare l’inglese è per loro una sfida al quadrato, non solo per l’età, ma soprattutto perché molte di loro hanno un livello minimo di scolarizzazione. La maggior parte di loro non ha avuto la possibilità di andare a scuola, ha dovuto sostituire questa idea con la concreta realtà di lavorare per potere vivere; fino ad arrivare alla decisione di abbandonare la terra natia per recarsi a Pechino per un lavoro e uno stipendio migliore. Una speranza che non sempre si realizza, ma anzi a essa si aggiunge l’ambizione di avere uno stipendio più alto. Le loro speranze, dunque, sono riposte nelle due ore domenicali dedicate all’insegnamento dell’inglese, offerte gratuitamente dalla mia associazione.

Alla fine della lezione, ci si ferma per una ventina di minuti per chiacchierare un po’, per conoscere le diverse realtà e le loro problematiche. Molte sono le domande che loro rivolgono a noi occidentali, ciò che più le incuriosisce è la nostra impressione sulla loro nazione. In particolare, domenica mi ha fortemente colpito la domanda di una donna che voleva sapere cosa ne pensassi della Cina, visto che io vengo da un Paese democratico in cui c’è libertà, in cui scegliamo chi deve governarci, mentre loro non possono. Queste conversazioni sono un modo anche per noi di conoscere più a fondo la cultura, la storia, la civiltà cinese dal punto di vista del suo popolo, e non solo da quello dei libri o dei giornali di partito.

Gli incontri domenicali alimenteranno i miei prossimi blog, perché la forte crescita che sta investendo la Cina oltre ai grandi successi in ambito economico, colpisce in maniera negativa ancora molte persone. Queste donne ne sono un esempio, i loro pensieri e le loro riflessioni ci permettono di conoscere il rovescio della medaglia; ma non mancheranno foto dei posti meravigliosi che visiterò insieme ai miei compagni di avventura.

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